Aggiornamento del 1 settembre
Dopo un avvio incerto ad agosto,
dettato principalmente dai dati relativi ad un improvviso ed inaspettato rallentamento del mercato del lavoro, i mercati hanno ritrovato slancio grazie al tono più accomodante di Powell al Simposio di Jackson Hole. Le aspettative di un cambio di rotta da parte della FED sono aumentate nel corso del mese con la probabilità di un taglio arrivata in area 90%. Al contrario, in Europa, l’accordo relativo ai dazi e la dinamica inflattiva, che sembra essere sotto controllo, hanno praticamente azzerato le probabilità di un taglio entro la fine dell’anno.
A luglio, l’indice PCE ha rispettato le attese: il dato core è salito al +2,9% rispetto al +2,8% di giugno, confermandosi ben oltre il target del 2%. Questo incremento, seppur contenuto, evidenzia la persistenza di pressioni inflazionistiche, che continueranno ad essere attentamente monitorate dalla FED. Parallelamente, i consumi non hanno mostrato segni di cedimento: sono cresciuti dello 0,5%, in accelerazione rispetto al +0,4% di giugno.
In Francia, nell’ultima settimana di agosto, l’annuncio del Primo Ministro François Bayrou del voto di fiducia dell’8 settembre per l’approvazione di un piano di austerità da 44 miliardi di euro, ha aggravato l’instabilità politica francese.
Nel corso delle ultime settimane, le curve statunitensi ed europee si sono mosse con un movimento analogo, di natura però differente: in America l’irripidimento delle curve è stato dettato da una discesa dei rendimenti (specialmente quelli a breve scadenza), mentre in Europa da una risalita dei tassi a lungo termine. Treasury decennale a 4,22%, BTP decennale a 3,58%, Bund a 2,72%.
I listini statunitensi hanno continuato ad aggiornare i propri record
nel corso del mese di agosto, visto il clima di risk-on alimentato da più fattori: l’apertura del presidente Powell ad un taglio dei tassi, la stagione degli utili, considerata come la migliore degli ultimi tre anni e mezzo, la continua fiducia nel settore della tecnologia e, infine, una relativa “stabilità” dei dazi dal momento dell’entrata in vigore il 9 agosto.
Anche l’Europa ha mostrato una buona tenuta,
seppur con alcune differenze specifiche tra singoli Paesi. Il listino francese è stato penalizzato dalle tensioni politiche interne; il Dax tedesco si è mantenuto stabile, mentre i listini della periferia europea hanno brillato: l’Ibex spagnolo e il Ftse Mib italiano hanno messo a segno le migliori performance dell’area. Questo risultato è attribuibile alla forte presenza del settore bancario all’interno di entrambi i listini, alla riduzione degli spread sovrani e al buon andamento dei risultati aziendali.
A cura della Direzione Investimenti di Sella SGR